Francesco Alessandro
Di Cocco
Roma 1900 - Roma 1989;
pittoreNel 1917 frequenta lAccademia di
Belle Arti di Roma. Lo stesso anno rimane colpito dallesibizione dei Balletti russi
al Teatro Costanzi e dalle opere futuriste. Marinetti gli invia una cassa di libri,
incoraggiando la sua adesione al Futurismo.
Intorno al 1920 lavora nella fabbrica di ceramiche diretta da Alfredo Biagini. E lo stesso scultore a introdurlo nellambiente
di Villa Strohl-fern, dove ha lo studio. Nel 1922 si
reca con Biagini a Parigi, dove rimane sei mesi. I soggiorni
romani e quelli parigini si alternano in seguito con sempre maggiore frequenza; nella
capitale francese entra in contatto con il gruppo degli italiani e con l'ambiente di
Montparnasse; espone alla Galerie Bovy (1928).In altre esposizioni parigine usa lo
pseudonimo di "Pisano". A Roma, esordisce alla III Biennale (1925), per
intercessione di Oppo; partecipa alla I Mostra del Novecento
italiano (1926); espone all'Hotel Dinesen di Roma con Cavalli e Capogrossi (1927). La pittura di Di Cocco è caratterizzata in
questi anni da un senso magico di attesa, che sospende le figure in una statica
contemplazione, caratteristica del Novecento romano (Guidi è il
riferimento più prossimo).
Il 1929 è un anno di intensa attività: si susseguono la mostra al Circolo di Roma a
Palazzo Doria (con Bandinelli, Ceracchini, Mafai,
Scipione, Spadini e Frateili); la III
Mostra d'arte marinara; la I Sindacale laziale; la II Mostra del Novecento a Milano. Nel
1931 è presente alla I Quadriennale romana; l'anno seguente ha una sala personale, con
una trentina di opere, alla III Sindacale romana, e partecipa alla XVIII Biennale di
Venezia. Nel 1933 è la volta della V Triennale di Milano e nel '34 collabora
all'allestimento della IV Sindacale ai Mercati Traianei, fornendo anche materiale per la
sezione delle arti decorative. Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale e si dedica alla
decorazione, lavorando anche in Belgio. Nel 1937 lavora al Padiglione italiano
all'Esposizione internazionale di Parigi, poi è a New York dove lavora a imprese
decorative ed espone alla filiale americana della Galleria
della Cometa. In questi anni si occupa anche di cinema, collaborando con la Cines e
realizzando vari documentari (La circolare esterna, 1927-28; Il ventre della città,
1932).
Mentre è a New York è invitato dal Partito fascista a dichiarare la sua razza di
appartenenza: pur non essendo di origini ebraiche, l'artista si rifiuta di rispondere e
rimane negli Stati Uniti. Nel 1939-40 è in Messico e si stabilisce quindi in California.
Tornerà a Roma nel 1969, dedicandosi in prevalenza alla scultura.
Bibliografia: E. Crispolti, Di Cocco.dal futurismo alle strutture di
colore puro, Macerata 1984; Catalogo della mostra Mazzacurati e
gli artisti di "Fronte", Museo laboratorio
di arte contemporanea dellUniversità degli studi "La Sapienza", Roma
1988; Francesco di Cocco dal Futurismo alla scuola romana
1917-1938, catalogo della mostra a cura di L. Stefanelli Torossi, con saggi di E.
Crispolti, C.A. Bucci, C. Perrella, Roma 1991. . |